Manifestazione per un processo a uno studente antimilitarista - Ritaglio de «l'Unità» 9 marzo 1971

Manifestazione per un processo a uno studente antimilitarista - Ritaglio de «l'Unità» 9 marzo 1971
Fondo/Fascicolo	Movimento internazionale della riconciliazione (M.I.R.) e Movimento nonviolento di Piemonte e Valle d'Aosta, UA MirP 084
Tags	Antonio Penco, Segre Bruno, Corte costituzionale, Federazione giovanile comunista italiana, Federazione giovanile del Partito socialista di unità proletaria, Giovanni Quaranta, Giuliano Vassalli, Imperia, Lorenzo Milani, «l'Unità», Pietro Garavagno
Istituto conservatore	Centro Studi Sereno Regis
Anno	1971
Mese	marzo
Numero di pagine	1
Tematiche	Antimilitarismo, Obiezione di coscienza al servizio militare
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Antonio Penco, Bruno Segre, Corte costituzionale, Federazione giovanile comunista italiana, Federazione giovanile del Partito socialista di unità proletaria, Giovanni Quaranta, Giuliano Vassalli, Imperia, Lorenzo Milani, «l'Unità», Pietro Garavagno,,,,,,,,,, Antimilitarismo, Obiezione di coscienza al servizio militare, M.I.R. - Movimento nonviolento Piemonte e Valle d'Aosta, UA MirP 084, Antonio Penco, Bruno Segre, Corte costituzionale, Federazione giovanile comunista italiana, Federazione giovanile del Partito socialista di unità proletaria, Giovanni Quaranta, Giuliano Vassalli, Imperia, Lorenzo Milani, «l'Unità», Pietro Garavagno

1971/03/09 1 Media:Manifestazione per un processo a uno studente antimilitarista.pdf

L'articolo riporta la notizia della manifestazione tenutasi a Imperia, in solidarietà con il pacifista Giovanni Quaranta, in concomitanza con il processo. Il 17 luglio 1970, a bordo del cacciatorpediniere Intrepido, Giovanni Quaranta aveva deposto nel boccaporto l'opuscolo di don Lorenzo Milani "L'obbedienza non è più una virtù". Per questo era stato denunciato per istigazione dei militari a commettere reato. L'articolo si conclude con la notizia della remissione degli atti alla Corte costituzionale da parte del Tribunale presieduto da Pietro Garavagno perché valutasse la compatibilità tra l'articolo 266 del codice penale e l'articolo 21 della Costituzione. La Corte costituzionale non avrebbe rinvenuto alcuna incompatibilità, ma Quaranta sarebbe stato poi assolto.